
Autore: Banca Widiba
Data di pubblicazione: 28 luglio 2025
Storia della consulenza finanziaria: mercato, normativa e responsabilità
La consulenza finanziaria di oggi affonda le sue radici in millenni di storia, ma è solo negli ultimi decenni che è diventata una professione regolamentata, strategica e centrale nel panorama economico.
Dai ruoli antichi legati alla gestione del denaro, al credito e al supporto fiduciario nella cura delle risorse economiche si è sviluppato, nel corso dei secoli, un mestiere che oggi richiede competenze tecniche, rigore normativo e responsabilità etica.
Ricostruirne le tappe fondamentali consente di comprendere appieno la complessità e il valore strategico del ruolo che i consulenti finanziari ricoprono nel sistema economico contemporaneo.
Le radici storiche della consulenza finanziaria
Già nell’antichità si trovano tracce di attività riconducibili alla consulenza economica e finanziaria. In Mesopotamia, i templi svolgevano funzioni proto-bancarie e gli amministratori fornivano indicazioni sulla gestione delle risorse.
Nell’antica Roma, figure come gli argentarii e i negotiatores operavano nella gestione del credito e dell’intermediazione.
Durante il Medioevo e il Rinascimento, mercanti e famiglie bancarie si avvalevano di fiduciari e amministratori esperti per tutelare e far crescere i capitali, mentre autori come Benedetto Cotrugli e Luca Pacioli codificavano per la prima volta principi di buona gestione economico-finanziaria.
Con l’espansione delle borse e delle prime compagnie per azioni tra XVII e XVIII secolo, iniziarono a emergere ruoli più vicini all’idea moderna di consulente, anche se privi di un riconoscimento normativo o professionale formale.
Dagli agenti di cambio ai promotori finanziari
In Italia, una delle figure precorritrici della consulenza finanziaria è quella dell’agente di cambio, istituito formalmente nel 1808 sotto il Regno d’Italia napoleonico.
Questi operatori, nominati dallo Stato e investiti della qualifica di pubblici ufficiali, erano autorizzati a negoziare titoli per conto dei clienti presso le borse valori.
Questa figura è rimasta centrale fino al tardo Novecento, quando l’evoluzione dei mercati e la diversificazione degli strumenti di risparmio hanno imposto nuovi modelli di intermediazione.
La figura del promotore finanziario, introdotta con la legge del 1991, ha segnato l'inizio di un nuovo corso. Ma è solo con l’evoluzione normativa successiva che la consulenza finanziaria ha assunto contorni ancora più definiti e un ruolo distintivo nei servizi di investimento.
Il riconoscimento normativo della consulenza
Un passaggio cruciale nella storia della consulenza finanziaria, infatti, è rappresentato dall’approvazione del Testo Unico della Finanza (TUF) nel 1998, che ha codificato l’attività di consulenza come servizio di investimento distinto e autonomo.
A livello europeo, la direttiva MiFID I del 2004, recepita in Italia nel 2007, ha introdotto criteri uniformi in materia di trasparenza, adeguatezza e obblighi informativi, ponendo le basi per un servizio realmente centrato sul profilo e sugli obiettivi del cliente.
Con la successiva MiFID II e il decreto legislativo 129/2017, si è compiuto il riconoscimento della consulenza indipendente fee-only, remunerata esclusivamente a parcella.
Dal 2018, l’albo unico gestito dall’OCF disciplina tre categorie professionali – consulenti abilitati all’offerta fuori sede, autonomi e società di consulenza – secondo criteri rigorosi di onorabilità, competenza e aggiornamento continuo.
L’evoluzione del modello di servizio
Parallelamente all’evoluzione normativa, la professione si è trasformata profondamente sul piano operativo.
Il passaggio da una logica orientata alla vendita a un approccio basato sulla pianificazione ha rappresentato una svolta radicale.
Il consulente finanziario è oggi chiamato ad accompagnare il cliente nella definizione e realizzazione dei propri obiettivi di vita, attraverso una gestione coerente del portafoglio, una valutazione accurata del rischio e un monitoraggio continuo.
Le competenze richieste includono non solo la conoscenza dei mercati e degli strumenti, ma anche la capacità di comunicare con efficacia, costruire fiducia e gestire le emozioni finanziarie.
Tecnologia e robo-advisor: la consulenza nell’era digitale
L’avvento delle tecnologie digitali ha modificato profondamente il modo in cui il servizio di consulenza viene erogato.
I robo-advisor, piattaforme automatizzate basate su algoritmi, hanno introdotto una modalità scalabile e accessibile di gestione finanziaria, particolarmente diffusa tra i clienti più giovani o con patrimoni più contenuti.
Tuttavia, l’esperienza ha mostrato che il valore aggiunto del consulente umano resta insostituibile nei momenti di incertezza, nella personalizzazione del servizio e nella gestione dell’emotività del cliente.
I modelli ibridi, che integrano strumenti digitali e relazione personale, si stanno affermando come standard evolutivo della professione.
Le competenze richieste al consulente finanziario di oggi
Il profilo professionale del consulente moderno è definito da una combinazione di preparazione tecnica, aggiornamento normativo e capacità relazionale.
La pianificazione finanziaria richiede oggi conoscenze che spaziano dalla costruzione del portafoglio alla fiscalità, dalla previdenza alla protezione del capitale, fino agli investimenti sostenibili.
A queste si aggiunge la capacità di ascoltare, comprendere e tradurre in strategie operative le aspettative di ciascun cliente.
In un contesto in continua evoluzione, la formazione permanente e l’etica professionale rappresentano i pilastri su cui costruire un servizio di qualità.
La storia della consulenza finanziaria dimostra come questa professione sia il risultato di un’evoluzione culturale, normativa e tecnologica. Il consulente di oggi non è solo un esperto di finanza: può essere un alleato strategico, un educatore, un punto di riferimento umano in un mondo sempre più digitale.
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